Non avendo avuto garanzia sui 400 esuberi, annunciati dalla Società, il Coordinamento Porti del SUL avvia la fase conflittuale
GOIA TAURO – Il SUL apre la fase conflittuale con la società Medcenter, “a fronte degli impegni economici e finanziari presi”, sottolinea il Segretario Nazionale Porti Daniele Caratozzolo, “deve corrispondere una concreta ed accurata revisione dell’organizzazione aziendale che dovrà portare ad una sensibile riduzione degli esuberi”. “L’Agenzia può e deve rappresentare solo un punto di partenza – continua – su tutto il resto ognuno deve fare la propria parte a cominciare dal terminalista e da MSC socio di Medcenter e unico cliente del terminal”.
“E’ una crisi devastante quella che da anni sta colpendo lo scalo gioiese. Una crisi che negli anni è stata affrontata esclusivamente con strumenti di emergenza come il ricorso continuo alla cassa integrazione guadagni senza costruire un serio progetto di rilancio dello scalo. In questo modo era inevitabile che al termine fisiologico dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali la situazione si sarebbe rivelata in tutta la sua drammaticità con l’azienda terminalista che ha dichiarato di avere in esubero addirittura 400 dipendenti sui 1300 in organico, quindi, circa un terzo dell’attuale forza lavoro”.
La protesta, annunciata nei giorni scorsi, è entrata nel vivo ieri mattina, 27 gennaio, quando il Coordinamento Porti del SUL ha avvolto l’entrata della società con bandiere e striscioni, i cui messaggi non lasciano spazio all’immaginazione. Ma è solo l’inizio, il Sindacato, infatti, è intenzionato a bloccare l’attività del Porto, “che fino a qualche anno fa – evidenzia Caratozzolo – era considerato il primo nel Mediterraneo”, per dare un nuovo e duro segnale alla Medcenter.
Nello specifico, il nuovo Piano Industriale prevede l’acquisto di 10 carrelli e l’ammodernamento di quelli precedenti, insieme al revamping di 6 gru. Un investimento finanziario che “deve portare alla riduzione degli esuberi”. Il messaggio è eloquente, un punto imprescindibile per il Sindacato. “L’unica soluzione a tutti i problemi sembra essere diventata l’Agenzia per la somministrazione del Lavoro portuale che – conclude il Segretario – se non adeguatamente strutturata e gestita rischia di diventare esclusivamente un ammortizzatore sociale di nuova generazione in grado solo di fornire flessibilità gratuita a MCT a spese dei contribuenti. È chiaro che se tutti i punti dell’Accordo di Programma dello scorso 27 luglio in cui è prevista anche la costituzione dell’Agenzia non prenderanno rapidamente forma – Bacino di carenaggio, Gateway Ferroviario e Piattaforma di riparazione dei containers – ogni azione intrapresa diventerà fine a se stessa e tra 36 mesi ci si ritroverà ad affrontare problematiche ancora più drammatiche”.