Regio Decreto 148/31 ovvero come mistificare la realtà

Dopo una travagliata vertenza, il Parlamento ripristina il Regio Decreto. Vale la pena spendere cinque minuti per meglio comprendere gli accadimenti

La Camera ha approvato, in via definitiva, il DL 91/2017, «recante disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno», così com’è stato licenziato dal Senato il 26 luglio scorso. E quindi, comprensivo degli emendamenti che inseriscono la «clausola sociale» (9.0.9) e ripristinano il RD 148/31(9.0.25), dei senatori Esposito, Matteoli, Filippi e Lai.

La notizia poteva dirsi chiusa, ma i volantini sventolati dalle «Organizzazioni Sindacali che sottoscrivono il Contratto Nazionale degli Autoferrotranvieri», e cioè CGIL, CISL, UIL, FAISA-CISAL e UGL, con toni trionfalistici e slogan altisonanti, meritano un’analisi particolare. Perché intrisi di sgocciolanti menzogne. «I contenuti dell’accordo siglato presso il MIT [Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ndr] il 12 giugno scorso, sono stati inseriti nel Decreto-Legge n. 91», enunciano con smisurata fierezza, «si tratta di un importante risultato, perseguito con tenacia». Tra i «risultati» elencati spicca, e si stenta a credere, «l’abrogazione del comma 12-quinques dell’articolo 27 del DL n. 50/2017, ripristina la vigenza del RD 148/1931». Avete letto bene?

Sarà la cronica emorragia di iscritti, l’egocentrismo scalpitante, la voglia matta di tornare ad essere protagonisti della scena, chissà: quali siano le reali motivazioni è cosa ignoto, ma è certo che si sono sbrigati a rivendicare la paternità dell’emendamento 9.0.25, a salire sul carro dei vincitori e a propinare una versione dei fatti mistificata. 

La realtà, infatti, è ben altra cosa, e affonda le radici al Pigneto, storico quartiere romano, in via l’Aquila 29, dove insiste la sede del SUL. Il primo Sindacato ad accorgersi, il pomeriggio del 1 giugno, dell’esistenza del famigerato emendamento Covello (27.40) alla Manovra Correttiva (DL 50/2017), che abrogava, con un colpo solo, «il regio decreto 8 gennaio 1931, n. 148 e la legge 22 settembre 1960, n. 1054». L’articolo al riguardo, «Il SUL lancia l’allarme: Emendamento contro gli Autoferrotranvieri italiani», diventa subito virale e rimbalza da una Segreteria all’altra, provocando la sacrosanta indignazione dei Lavoratori.

E non contento, cinque giorno dopo, il 6 giugno, la Segreteria Nazionale del SULCT proclama, di intesa con la Segreteria Generale e con quelle territoriali del Comparto Trasporti, «una prima manifestazione di sciopero nazionale di 4 ore nel TPL per il giorno 16 giugno», visto che «si sta abrogando il Regio Decreto 148 del 1931 che regolamenta il settore autoferrotranvieri». «È opportuna un’azione, unitaria», dichiara il Segretario Renzo Coppini, «da intraprendere per contrastare seriamente l’ennesimo affondo nei confronti degli Autoferrotranvieri». Tracciato il solco, inizia una lunga e travagliata vertenza, nella quale gioca un ruolo fondamentale la cooperazione con le sigle di base o «minori», definizione sguaiata e poco istituzionale, ma che piace tanto ai salotti buoni, nonché la ritrovata unità degli Autoferrotranvieri.

Gli scioperi del 16 giugno e quello di 24 ore del 6 luglio, proclamato sempre dal SUL all’indomani della precettazione del Ministro Delrio all’agitazione del 26 giugno, registrano un’adesione plebiscitaria. Il Popolo delle Camice Azzurre risponde, specie a Roma e in tutto il territorio del Lazio, dove l’astensione raggiunge il 98%. Nel frattempo, il Segretario Generale del SUL, Stefano Bottoni, il 21 giugno invia una nota alle  massime cariche dello Stato, del Parlamento e delle Regioni, con la quale solleva dubbi sulla costituzionalità del provvedimento Covello, derivati dalla «mancata convocazione e successiva intesa presso la Commissione permanente Stato Regioni e/o presso la Commissione Unificata». Altra bordata.

E cosa facevano CGIL, CISL, UIL, FAISA-CISAL e UGL? In un primo tempo rimangono silenti, poi tentano, maldestramente, di svilire le rimostranze dei Lavoratori, portate avanti dalle Organizzazioni diversamente Confederali. Memorabile il volantino del 5 giugno della stessa FAISA-CISAL: «Il nostro obiettivo è recuperare quello che rimane di buono del RD 148, inserendo nel Contratto Nazionale norme chiare e tutelanti. Pertanto», continua il documento, «anziché limitarci ad una difesa demagogica della sopravvivenza del RD 148 – attenzione, «difesa demagogica», le parole hanno un senso – ed a una contestazione populistica o del presunto avanzamento dei processi di privatizzazione nel settore, insieme alla nostra Confederazione, la CISAL, ci batteremo affinché il Parlamento, nella fase di conversione in legge, elimini il grave pericolo che il punto 7 lettera a) dell’art. 48 del DL 50/2017 costituisce per gli Autoferrotranvieri».

Chiaro il concetto? Fino a ieri definivano «demagogiche e populiste» le manifestazioni in difesa del Regio Decreto, mentre oggi si prendono i meriti del provvedimento che lo reinserisce a pieno titolo, facendolo passare tra «i contenuti dell’accordo siglato presso il MIT [Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ndr] il 12 giugno dalle Organizzazioni Sindacali che sottoscrivono il Contratto Nazionale sono stati inseriti nel DL 91/17».

È un comportamento normale? Loro sono così, sembra non esserci rimedio, forse pensano che gli Autoferrotranvieri siano affetti da amnesia galoppante e, di conseguenza, incapaci di rendersi conto delle palesi contraddizioni. Chi lo sa. Ma c’è poco da rimanere stupiti, dato che queste Organizzazioni sono persino riuscite a chiamare «epocale», il pastrocchio su ERA1/ERA2, col medesimo gioco illusionistico.

A questo punto della storia, considerati i volantino del 26 luglio e quello del 1 agosto, dove inneggiano alla vittoria, non resta che leggere l’accordo al Ministero del 12 giugno. «Il Capo di Gabinetto del Ministro, dott. Mauro Bonaretti», recita il verbale d’incontro, «ha incontrato le organizzazioni sindacali FILT-CGIL, FIT-CISL, UIL Trasporti, FAlSA-CISAL e UGL FNA per discutere delle novità introdotte dagli articoli 27 e 48 del decreto legge 27 aprile 2017 n. 50, con particolare riferimento alla nuova disciplina prevista per il trasferimento del personale in caso di subentro nella gestione dei servizi». Suvvia, rileggiamo: «con particolare riferimento alla nuova disciplina prevista per il trasferimento del personale in caso di subentro nella gestione dei servizi». Bingo. Infatti, solo su questo il Ministero dei Trasporti si impegna a «sostenere l’interpretazione condivisa con le sigle sindacali per adozione di atti di normazione primaria o secondaria con il primo strumento utile». E così è stato, con l’emendamento 9.0.9 al DL 91/17.

Sia chiaro, nulla da eccepire, è stata normata la «clausola sociale» per gli Autoferrotranvieri, ma la 148? Per il Regio Decreto, diversamente, non era stato previsto alcun provvedimento riparativo; anzi, a onor del vero, le Organizzazioni Sindacali, in quell’occasione, accettano l’eliminazione dell’impianto normativo per inserirla nel Contratto Nazionale, come anticipato dalla Faisa-Cisal nel comunicato del 5 giugno. Tant’è che «al fine di consentire una tempestiva definizione contrattuale degli aspetti disciplinati dal regio decreto 8 gennaio 1931, n. 148», si legge, «di cui è prevista l’abrogazione, il Ministero si impegna, altresì, a convocare, al più presto, un tavolo con le associazioni delle imprese e le organizzazioni sindacali. Al fine di evitare un eventuale vuoto normativa, il Ministero si impegna, in caso di mancata stipula del contratto, a promuovere la proroga del termine di cui all’art. 27, comma 12 quinquies, del decreto legge 27 aprile 20l7, n. 50». Ci siamo?

Che l’abrogazione del Regio Decreto non fosse il tema cruciale delle note Organizzazioni, si era capito da un pezzo. Una riprova è il volantino congiunto del 14 giugno. «Come è noto», scrivono le cinque Segreterie Nazionali, «il Senato della Repubblica, nell’ambito dell’Atto n. 2860 di conversione in Legge del DL 20 giugno 2017 n. 91, sarà impegnato a discutere anche l’emendamento n. 9.0.9 che, recepisce integralmente i contenuti dell’importante accordo sottoscritto il 12 giugno u.s. dalle scriventi Segreterie Nazionali con il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ovvero: l’inserimento, per legge, della CLAUSOLA SOCIALE; l’affidamento delle attività di contrasto al fenomeno dell’EVASIONE TARIFFARIA».

Incredibile ma vero, non un accenno alla 148, colonna portante dei Lavoratori, né tantomeno all’emendamento 9.0.25. Frutto, invece, della coesione della Categoria, scesa in piazza sfidando il caldo torrido e le minacce, più o meno velate, e del lavoro dei sindacati di base. Che piaccia o no. Organizzazioni che, pur contando «trecento tessere», così almeno pensano, sono riuscite a paralizzare le città, attraverso scioperi eclatanti, presidi, manifestazioni e incontri nelle rimesse. Eventi che hanno trovato una sintesi nei confronti del 17 e del 18 Luglio, tra le Segreterie SUL e Faisa-Confail – che nel contempo avevano indetto un altro sciopero di 24 ore per il giorno 20 luglio – e il Ministero nonché la Commissione Trasporti del Senato.  

La verità è inconfutabile, continuare a sostenere il contrario rappresenta un oltraggio all’intelligenza, uno schiaffo agli Autoferrotranvieri. Che tornassero a lottare seriamente, «i firmatari», affianco ai Lavoratori, anziché raccontare bugie le quali, tra l’altro, vengono smentite in primis dai loro stessi documenti. La morale della favola potrebbe essere raffigurata dalla massima di Goya, «il sonno della ragione genera mostri». Beh, come dargli torto?